Guarda l’AudioPoesia di Ettore Nigro per NapoliWineTours  sul Capichera  

La citazione di un famosissimo film del 1992 ( LA MORTE TI FA BELLA), era inevitabile dopo la nostra degustazione di due bottiglie di Vermentino dell’azienda Capichera. Prima di tutto cercheremo di mantenere viva la vostra curiosità anticipando le annate 2000 e 2016….

Ma iniziamo come sempre con l’introdurre brevemente il vitigno, il vino e l’azienda.

Il Vermentino è un vitigno a bacca bianca (ma possiamo trovarlo anche con bacca rossa) semi-aromatico, chiamato Favorita in Corsica e Piemonte e Pigato in Liguria. Le sue origini sono incerte, ma è accettata quasi da tutti la provenienza dalla penisola Iberica da dove è scomparso. Passando per il Sud della Francia, la Liguria (Colli di Luni, Cinque Terre, etc) e la Toscana ( Maremma, Bolgheri, etc) è arrivato in Sardegna dove ha trovato il suo territorio di elezione.

I vini prodotti con quest’uva sono molto diversi a seconda del territorio di provenienza, ma la caratteristica organolettica comune a tutti (per la vicinanza di tutte le regioni al mare) è la sapidità!

Veniamo ora all’azienda: l’antico nome della tenuta di famiglia era Capichera (dal latino caput erat vuol appunto dire “era la capitale”). Situata nel versante Nord-Est della Sardegna, nel cuore della Gallura ha contribuito a dare prestigio al Vermentino nel mondo. I primi componenti della famiglia Ragnedda hanno saputo intuire la versatilità del loro vermentino, ma soprattutto il potenziale di invecchiamento. Il loro vermentino che viene prodotto con diverse etichette , è reso unico anche dall’uso sapiente che fanno dell’affinamento in legno.

Capichera, Isola dei Nuraghi IGP, 2016, 14.5°.

Vementino al 100%, la fermentazione avviene in vasche di acciaio inox a temperatura controllata di 18 gradi e successivamente in legno. Viene poi imbottigliato ed affinato in bottiglia per tre mesi prima della sua distribuzione. Prima di passare alle degustazione tecnica è doveroso sottolineare il fortissimo carattere identitario di questo vino, ha avuto bisogno di tempo per aprirsi e sviluppare gli aromi di frutta che inizialmente erano quasi nascosti e o coperti dalla freschezza erbacea. Anche un idrocarburo si è presentato al naso, un sentore di iodio e pietra focaia…insomma una emozione e rivelazione….lunga e veramente interessante. A nostro parere…un 2016 è ancora in fasce, ha bisogno di qualche altro anno in bottiglia

Colore: giallo paglierino tendente al dorato, cristallino

Naso: Appena stappata la bottiglia un sentore di idrocarburi era prevalente (si sarebbe potuto far passare per un riesling). Gli aromi erbacei sono vasti: timo, salvia, rosmarino. Poi i fiori bianchi arrivano con qualche frutto esotico acerbo. La gamma aromatica è veramente amplia e si arricchisce con il trascorrere del tempo nel bicchiere.

Gusto: SAPIDO! Perdonate le maiuscole, ma bisogna scriverlo così! Più che sapido iodato! La freschezza arriva e bilancia quest’esplosione per le papille. Glia aromi olfattivi sono tutti confermati e si arricchisco di frutti gialli (pesca, melone cantalupo). Da sottolineare che il calore dei 14,5 ° non sbilancia, anzi aiuta ad equilibrare questa grande sapidità

Capichera, Vigna’ngena, vino da tavola, 2000, 13.5°

Prima di tutto specifichiamo che Il Vigna’Ngena oggi è  DOCG Vermentino di Gallura, ma la bottiglia che abbiamo stappato riporta in etichetta la dicitura Vino da Tavola. Vign’angena nel dialetto gallurese significa vigna d’altri. Il nome fa riferimento alle uve provenienti da vigneti in conduzione, con le quali questo vino venne prodotto nei primissimi anni fino alla maturità produttiva dei nuovi impianti di proprietà. Vinificato per la prima volta nel 1994, profumatissimo, minerale, intenso, il Vign’angena è l’espressione del Vermentino di Gallura vinificato esclusivamente in vasche di acciaio. Si potrebbe parlare per ore di questa bottiglia che è messa al pari di questioni filosofiche di grande ardire. Ma quello che forse è più poetico sottolineare è l’evoluzione di questo vino. 21 anni sono passati dalla vendemmia. Il colore è ambrato, si teme all’apertura di trovarsi nel calice un imbevibile ossidazione, ma invece… è elegante e fiero! Certo un po’ fané direbbe un transalpino (appassito)…ma mantiene ancora la testa alta. I sentori sono evoluti verso agrumi canditi, marmellata di arance amare…la freschezza è al limite, la sapidità solo accennata, ma questo vino dopo 21 anni è ancora incredibilmente bevibile!

Colore: ambrato, e cristallino

Naso: scorzette di arancia candita, marmellata di albicocca, cannella,

Gusto : agrumi, marmellata di arance amare, miele di castagno. La sapidità e la freschezza sono al limite, ma ancora esistono. È sorprendente la capacità evolutiva di questo vino.