Oggi usciamo sicuramente dai confini regionali, nazionali e persino Europei.

Tanto si parla dei vini cinesi, e per giudicare bisogna assaggiarli. Allora eccoci pronti, ma come sempre lo facciamo contestualizzando ed approfondendo la storia del vino cinese e le condizioni attuali di produzione.

La Cina è un luogo di gastronomia e tradizioni, e il vino è riuscito a ritagliarsi un posto nella cultura locale. Inoltre, la storia della coltivazione dell’uva è antica nel Regno di Mezzo, ma il suo sviluppo è molto recente, e il paese è ancora giovane in termini di know-how e cultura del vino. Le prime tracce della cultura del vino in Cina risalgono al I e II secolo a.C., fu introdotta attraverso l’Asia centrale e per secoli questa cultura rimarrà endemica. L’uva sarà spesso mescolata con altre bevande per creare bevande locali, composte da diversi frutti. Infatti partiamo dalla bevanda alcolica cinese jiu che è tradotta con il termine “vino”, ma che di vino non si tratta poiché si riferisce a una bevanda alcolica a base di cereali fermentati (miglio, grano e riso).

Fu solo nel 1922 che fu creata la prima cantina in Cina. Questa creazione fu il risultato di una collaborazione con l’URSS, che permise anche l’introduzione di nuovi vitigni dall’Europa dell’Est, principalmente dalla Bulgaria e dalla Romania. Durante questo periodo, la vigna si sviluppò notevolmente in Cina, che fino ad allora aveva prodotto principalmente vini dolci, molto dolci e sempre mescolati con altri frutti e spezie.

Arriviamo ad oggi e scopriamo che nel 2016, la Cina aveva il 2° vigneto più grande del mondo con 875.000 ettari, dietro la Spagna e davanti alla Francia. È il 1° produttore mondiale di uva (19% della produzione) e il 6° produttore mondiale di vino. Le collaborazioni e le acquisizioni con e da parte di cantine europee sono innumerevoli e la produzione sta raggiungendo elevati livelli qualitativi.

Le regioni vinicole cinesi sono distribuite in tutto il paese, sebbene siano localizzate principalmente in Shandong, Hebei,  Xingiang, Ningxia, Dongbei e Gansu;

 

Passiamo alla degustazione. Abbiamo assaggiato 2 vini di Château Changyu Moser XV. Arrivano dal distretto di Helan Mountain in Ningxia, regione promossa dal governo come cuore della produzione di vini di qualità. Siamo nel centro del paese, in un’area desertica protetta dalla catena montuosa a ovest; il clima è continentale, con inverni rigidi e precipitazioni scarse (180/200mm/anno), alta escursione diurna e ottima esposizione al sole. L’azienda nasce da una joint venture tra la famiglia di viticoltori austriaci Moser e Changyu Pioneer, principale gruppo produttore cinese per quantità.

Château Changyu Moser XV, Cabernet Sauvignon 2018, Blanc de Noir, 13.5

L’azienda presenta questo Cabernet Sauvignon vinificato in bianco come il primo al mondo, per noi è stata sicuramente il primo assaggio di questa tipologia di vino. Un vino che ci ha sorpresi per vari aspetti: dal colore, al naso, al gusto inatteso rispetto al naso.

Colore: rosa pallido, leggermente ramato (sembra un rosato provenzale)

Naso: le prime note sono dolciastre, quasi di crema pasticcera (quindi un approccio timoroso al calice), frutta matura, pomodori confit, un leggero agrumato di kumkuat, poi arrivano note vegetali di foglia di pomodoro. Lo stupore c’è tutto….

Gusto: la SORPRESA! Dal naso ci si aspettava un vino amabile, invece è secco, teso, con un freschezza ampia. La sapidità non è eccessiva, l’alcol è ben bilanciato con le altre sensazioni tattili. Glia aromi al gusto si fanno più incisivi nella gamma dei vegetali ed il cabernet sauvignon si riconosce tutto. Persistente ed equilibrato è un vino piacevole sia da bere come aperitivo ad una temperatura di 7-8°, sia a tutto pasto con qualche grado in più.

Note: abbinato ad un piatto di pesce spada alla griglia e a dei polipetti alla giudea era perfetto! Meno riuscito l’accostamento con dei fiori di zucca ripieni (in cui il ripieno aveva una PAI eccessiva)

Château Changyu Moser XV, Cabernet Sauvignon 2017, 14.5

Anche questo assaggio ci ha molto sorpresi, poiché volendo trovare una metafora semplificativa questo vino è un Wrestler! Uno di quelli che prende la rincorsa e ti salta addosso! Non subisce affinamento in legno, ed il clima caldo/desertico della regione si ritrova tutto nel calice.

Colore: rosso rubino intenso

Naso: Peperone verde! Da manuale, ma anche note di amarena, e sottobosco e un leggero etereo che aumenta con l’ossigenazione. Non ha una gamma di aromi ampia,

Gusto: tannino spigoloso, poca freschezza e molto alcol rendono subito il sorso impegnativo. La foglia di tabacco fresca prende il posto del peperone verde, il bastoncino di liquirizia e una nota tostata ci lasciano perplessi poiché non ha fatto passaggio in legno.

Note: un vino che va abbinato ad un piatto di grande struttura e PAI.

Per noi questo giro tra le vigne del sol levante è stato una continua sorpresa, e speriamo di avervi incuriosito, vi aspettiamo per degustarli insieme. Per info contattaci qui.