Il patrimonio ampelografico italiano è molto ricco di vitigni autocnoni e negli ultimi anni stiamo assistendo alla rinascita di varietà quasi scomparse.

Il desiderio di rivalutare i territori e l’esigenza di preservare il patrimonio agricolo con la RILEVANTE TENDENZA alla produzione di vini non convenzionali, questi i tre fattori principali che ci permettono di riscoprire vitigni quasi scomparsi.

In Italia sono circa 350 i vitigni autoctoni registrati ufficialmente in tutte le principali regioni agricole italiane. In Campania lo scenario è complesso ed articolato, è possibile imbattersi in decine di varietà, cloni, biotipi, diffusi solo localmente e magari conosciuti con termini dialettali.

Scopriamone insieme qualcuno:

La Catalanesca è una varietà coltivata sulle pendici del Vesuvio, il suo nome trae le origini dalla provenienza geografica di quest’uva, che arrivò in Campania – molto probabilmente – dalla Spagna per volontà di Alfonso I di Aragona nel XV Secolo. Nel 2007, quest’uva è stata inserita nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite da Vino ed oggi può essere commercializzata e vinificata con la denominazione Catalanesca del Monte Somma IGT.

Il suolo vulcanico dove affondano le sue radici gli conferisce una spiccata mineralità ed i suoi aromi di ginestra ed albicocca si fondono in armonia offrendo un sorso fresco nonostante l’elevata gradazione zuccherina.

Lo Sciascinoso (noto anche con il sinonimo “Sanguinosa”) era già citato da  Plinio nella sua Naturalis Historia, è un vitigno coltivato nella provincia di Benevento ed è usato nella produzione del vino DOC Sannio Sciascinoso.

Dal colore rosso rubino vivace, con riflessi violacei, il profumo è intenso, floreale e fruttato con note di frutti rossi maturi e piante officinali. Al sapore è secco, sapido, poco tannico e abbastanza morbido.

IL Rovello conosciuto meglio come Grecomusc’, è coltivato in Irpinia nella zona di Taurasi, il chicco possiede la singolare caratteristica che la buccia cresce a dismisura rispetto alla polpa interna e genera così l’inconfondibile aspetto di uva moscia, “Grecomusc’” appunto.

Il suo colore è paglierino intenso con riflessi dorati, ha netti sentori minerali di  pietra focaia,  fiori gialli, menta. Secco al gusto ha una lunga persistenza. Caldo e molto sapido conserva una buona acidità che lo rende longevo.

Per conoscere questi vitigni ed essere guidato nella degustazione contattaci. L’assaggio di piccole produzioni di nicchia, che come la fenice stanno rinascendo dalle proprie ceneri, lascerà un segno indelebile.